Il diario, le parole a mosaico di suoni
aperte come l’aratro la terra
il giornaliero dissodarsi della vita, mia vita,
le mie parole qui riposte
come libri da tempo letti e riposti
le mie parole, mie,
niente di questo universo che ha
suoni immensi appena percosso dalle ali
di un rapido pensiero
niente lascerò neppure a te
a te il più unito dal sangue
unito a me dalle radici, indissolubile
nel mio pazzo pensiero,
mio figlio, parola a sé
parola senza sinonimi che taglia dividendo.
Eppure questo diario, la musica a mosaico di suoni
aperta come l’aratro la terra
della mia vita,neppure a te potrò darla,
nessuno entrerà dove io ho vissuto
sospesa resterà come casa
disabitata, dove i vostri giochi,
le voci familiari,le ore
e le stagioni di vento,le grida,
inespresse, tutto sarà allineato negli scaffali
della memoria per sempre immobile
mentre tu forse, non sapendo
dove cercarmi, in qualche posto porterai dei fiori.
[V Premio Letterario Nazionale Lidense Poesia Inedita, 1997]