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25 aprile
- Andiamo a pranzo a Fiumicino, dai, venite con noi!-
La telefonata è arrivata appena chiusa quella con Lisa.
- Oggi? Oh che peccato! - rispondo - non possiamo! Abbiamo un impegno-.
Ubicaius, detto Ubi, si affaccia all'uscio - Non possiamo cosa? Chi era? -
- Era Gabriella, vanno a pranzo a Fiumicino - .
- E' una bella giornata, perché no? ... Quale impegno ?-
- No, è che stamani m'è scoppiato un gran mal di testa ... -.
Gli occhi socchiusi d'una pantera, mi scruta: non ci crede.
Ma è vero, dopo la telefonata di Lisa mi fa male tutto:
- Sono stata dal medico- mi ha detto - avevo un doloretto al braccio, mi ha visitato, e mi ha trovato un nodulo al seno. Mi ha mandato dal chirurgo. Ho un tumore. Tra due giorni mi opero -.
Così, all’improvviso? Una rompiscatole come lei, che fa tutti i controlli puntualmente, mai che ne scordi uno ... allora, perché?
- L’anno scorso- sussurra - me ne sono dimenticata - .
Ah vedi: nessuno è perfetto. Io non li faccio da tre anni, ma sto benissimo, e non riesco a farlo capire a mia figlia Gaia, che mi tormenta:
-Sei stata dal medico? Le analisi? I controlli? Quando ti decidi ?-
Ora che ha saputo di Lisa, grida al telefono:
- Hai visto che succede? Ti ho prenotato la mammografia, finiscila di trovare scuse, hai capito? Vai subito a farla-.
-Va bene, va bene, ci vado, ma perché strilli? Ci vado, ma io non ho nulla-.
5 maggio
Ci sono andata tanto per non sentirla. Torno a casa col referto in mano.
Ubi si siede sul bordo della sedia:
- Be'? Allora? Che c'è? Dai, che è ora di cena - .
Apro la busta:
- Qui c’è scritto: Formazione disomogenea... con sbarramento al fascio ultrasonico. Dice che devo fare l'ago aspirato; sarà terribile, non so se me lo faccio fare -.
- Ma va, non lo fare, si sono sbagliati. Andiamo a cena, dai, non ci pensiamo -.
Ho provato a non pensarci. Un ago infilzato nella mammella? Ah no, non ci vado. Sono in arretrato col lavoro. Mi s’è rotta la macchina. C’è da fare il cambio di stagione, e poi devo mettere a posto l'armadio del corridoio... ogni due giorni, mi arrivava una telefonata dal laboratorio:
- Lei aveva un appuntamento importante. Allora?-
- Domani. Fra tre giorni. La prossima settimana.-
Al ventesimo giorno, mi chiama la dottoressa:
- Se non viene immediatamente, le mando i carabinieri.-
25 maggio
Qualunque cosa venga fuori dall’aspirato, zitta! Me la caverò da sola.
Chiamo un taxi; la macchina è sempre rotta, ma all'improvviso non me ne frega più nulla perché mi sento stanca.
Perché la dottoressa mi ha chiamato? Che mi deve succedere? Non lo so.
Guardo fuori del finestrino la gente che mi scorre accanto sul marciapiede, e che del mio problema non sa nulla... vorrei chiamare qualcuno per nome, chiedere aiuto.
Ho bisogno di parlare con qualcuno.
Guardo nello specchietto il viso del tassista, avrà più di settant'anni, come mai lavora ancora? Dei fatti miei non gliene fregherà niente, ma non m'importa.
Mi ascolta gentilmente, con pazienza.
-Stia tranquilla- mi dice alla fine, -anche mia madre ha avuto un tumore al seno, ma è guarita alla grande - .
Perché lui di malanni se n’intende:
- Tre operazioni e altrettanti bye pass... ho cinquant’anni, ma devo continuare a lavorare perché sono troppo giovane per la pensione -.
Lo seguo con lo sguardo mentre il traffico lo inghiotte. Parlare mi ha fatto bene.
Se ce l'ha fatta sua madre, ce la farò anch'io.
La dottoressa mi fa sdraiare sul lettino, mi dice stia tranquilla, è cosa di un momento, non sentirà nulla. E' vero, la prima puntura non ha fatto male. E mentre mi alzo sollevata:
- Aspetti, dobbiamo farne un'altra, non si è visto bene-.
La seconda è stata una sciabolata orrenda che non finiva più:
- ... un po' più a destra, no, più in fondo, da questa parte … - stringevo le labbra ma non potevo impedire alle lacrime d'infilarmisi in bocca.
Quando sono uscita, le ho sibilato: - Assassina-.
Lì non ci voglio più tornare, chiedo che il referto me lo spediscano a casa.
27 maggio
Dal laboratorio è arrivata una busta bianca, sigillata. Nel silenzio della casa, l’ho aperta:
- I reperti sono suggestivi per neoplasia-.
Nascosto, silenzioso, dentro di me, era cresciuto l'alieno.
Ho il cancro.
Qualcosa che credevo riguardasse solo gli altri.
A gennaio, nel mio oroscopo c'era scritto che era il mio anno fortunato. Ho preso la rivista, e sulla faccia sorridente dell’astrologo ho sibilato: se t'incontro, ti strangolo con le mie mani.
Questo è un anno bisestile: anno bisesto, anno funesto. Stesa sul letto, fissavo il soffitto. All’improvviso ho capito: sì, sono stata fortunata. Se non fosse stato per Lisa, non mi sarei accorta dell’alieno rannicchiato dentro di me, che stava già divorando in silenzio la mia vita.
Nel quartiere mi conoscono come la signora che corre: una formica impazzita che conta i minuti, con la lista delle cose da fare appiccicata al cruscotto della macchina, sempre in arretrato di qualcosa, sempre con qualcuno da soccorrere, e con l'armadio del corridoio da sistemare.
In famiglia, ognuno ha i suoi problemi, mi dico, ci manca solo che li coinvolga nei miei. Non lo dirò a nessuno, me la caverò da sola.
Telefono a Lisa:
- Zitta, però, non voglio preoccupare i miei; ho preso appuntamento col chirurgo che ha operato te. Domani pomeriggio, alle tre-.
Quanto dovrò stare in clinica, due, tre giorni? Dirò che vado a trovare mia sorella a Cremona.
28 maggio
Come ha fatto Gaia a sapere che ho fatto l'ago aspirato? Mah! dei fatti miei lei è sempre informata prima di me. Questa figlia rompiscatole è diventata il mio angelo custode, mi ha adottato. Adesso mi metterà in croce perché le legga il referto, ma io zitta. È un problema mio.
- Mamma, allora? Leggi, che c'è scritto?-
- Ciao bella, come stai? Avete già pranzato?-
- Leggi-.
- Che cosa? Oh dio, aspetta, devo scolare la pasta! Ciao, ti chiamo dopo-
- Se non me lo leggi subito, monto in macchina e vengo da te-.
-... I reperti sono suggestivi per … è uno scarabocchio, dai, non si legge nulla, ho la pentola sul fuoco... -.
- Mammaaaa! Leggi!-
- … per neoplasia-.
-Ti richiamo-. E riattacca.
Dopo dieci minuti, la sua voce rotta dalle lacrime:
- Ho parlato con Fabrizio, il mio amico chirurgo. Scendi, ti sto venendo a prendere -- Adesso? No, non posso, sono sporca di terra, sto piantando i ciclamini... - .
- Sbrigati! Abbiamo appuntamento col chirurgo.-
- Ma io ho già un appuntamento con un chirurgo -.
- Tra dieci minuti trovati al portone-.
Io, lei e Marilù, l'altra figlia, in una folle corsa per Roma, come se fossi in fin di vita, e mi trovo scaraventata sul lettino nello studio di Fabrizio.
- Senta, tocchi qua... non se né mai accorta, facendo la doccia ? Non ha mai fatto l'autopalpazione?-
- No... m'infilo nella vasca, mi asciugo di corsa e mi rivesto... -
-... il capezzolo è retratto, vede? E' andato indietro-.
- ... è vero... non ci avevo mai fatto caso-.
Da quanto tempo non mi fermavo un momento davanti allo specchio?
6 giugno
Quattro ore in sala operatoria: l'alieno si era raggomitolato su se stesso, come il mostro di Loch Ness nel buio del suo lago.
Fabrizio è sgusciato via senza una parola.
Le sale operatorie sono ghiacciaie: sulla lettiga che sobbalza verso la mia camera batto i denti, sento il gelo che mi sale dalle gambe allo stomaco, mi sento morire.
Qualcuno corre a prendere una cosa che mi soffia addosso aria calda, non vedo, non so che sia, forse è un drago con la bocca spalancata ma posso di nuovo muovere le dita dei piedi e delle mani, e pian piano il ghiaccio si scoglie.
Ma non sento dolore; devo essere imbottita di anestetici.
Verso sera mi svegliano i morsi della fame: da quanto sono digiuna? Provo ad alzare la testa dal cuscino:
- Ho fame! -
- Domattina. Una bella colazione-.
Speriamo. Un caffè profumato, anzi due, un paio di croissant caldi, non vedo l'ora che sia domattina.
Gaia ha dormito in clinica con me. Lei dice che suo marito russa? Che la notte, per farlo smettere, gli deve dare delle pedate? Dovrebbe dormire con un registratore sul comodino. Russava, il viso affondato nel cuscino, sfinita, spettinata, ed io la contemplavo pensando a quando ero io a prendermi cura di lei.
Al mattino le ho detto: -Vai a casa, tesoro, io non ho bisogno di nulla. E chiedi scusa a tuo marito per tutti i calci gli hai tirato nel letto-.
La colazione è arrivata: una brodaglia scura, con delle orrende merendine incartate.
Ho chiamato il bar:
-Due espressi, per favore-.
-Due?- mi hanno chiesto.
- Due, sì -.
Uno dopo l'altro, d'un fiato.
Dalla dimensione delle fasciature capisco che in quelle quattro ore devono avermi squartato, ma non sento dolore: ho la flebo con l'anestetico infilata nel braccio.
8 giugno
Oggi il sacchetto con l'anestetico me l'hanno legato in vita,e mi fanno alzare. Cammino per la stanza, fuori c'è il sole.
Esco sul balcone. Di fronte ci sono terrazze fiorite e finestre aperte al sole, dove scorre la vita di tutti i giorni, com'era prima la mia: la mia terrazza, Ketchup, il gatto rosso, che mi s’addormentava sulla pancia, le consuete incazzature con Ubi, i ritmi frenetici della mia vita, il tempo, il tempo, che non bastava mai.
Sono in un altro luogo, in un'altra città. Alla fine o all'inizio di un viaggio? Nessuno me lo può dire. Malata oncologica: una dimensione oscura dove non ci sono certezze, solo statistiche, come al lotto; nulla cui aggrapparsi. Perché mi sono ammalata? Cosa provoca il cancro? Le cellule impazziscono, ma perché? C'è un denominatore comune, che non è stato ancora trovato?
Ho bisogno di una sigaretta.
Sul balcone, una fila di vasi pieni di ghiaia divide le stanze: un portacenere segreto. Ho frugato nel sottofondo della mia borsa, dove avevo nascosto il pacchetto, ah, eccolo, finalmente! Mi sono accesa una sigaretta.
L'aiuto del chirurgo è entrato silenzioso mentre fumavo a occhi chiusi, e ha detto ridendo:
- L'ho pizzicata eh?- .
- Lo so che il fumo fa male, dottore - .
Mi guarda perplesso. Seguito:
-Che dice? Mi sarò ammalata per questo? -
L'angoscia repressa trabocca:
- Nell'appartamento sopra il mio, la copertura dell'attico è d'amianto. Da cinquant'anni. Ogni volta si delibera di levarlo- ogni anno si rimanda. Sarà stato questo? E ogni volta che vado a comprare la frutta mi chiedo da dove arrivi, con che acqua le piante siano state annaffiate ... e se la verdura che mangiamo fosse cresciuta sui sepolcri dei rifiuti tossici? Mio suocero non fumava, ma è morto di cancro al polmone. Solo che per lavoro era sempre in macchina, in mezzo al traffico respirando smog come tutti, e per cinquant'anni tutti i giorni... -.
- Calma, stia calma, finisca in pace la sua sigaretta.-
- I medici non sanno perché ci si ammali di cancro - .
- C'è una grande ricerca a livello internazionale-.
- Lo so. Ed è facile è scrivere sui pacchetti di sigarette: il fumo uccide; tanto alle grandi multinazionali del tabacco quella scritta gli fa il solletico, lo sa a cosa serve? A placare la coscienza di chi avrebbe dovuto fare ben altro. Mi dica: quanti anni sono che si parla dell'inquinamento delle acque, dell'aria, dell'amianto, del cibo che mangiamo? Non bisognerebbe scrivere dappertutto: quello che mangi uccide, quello che bevi uccide, l'aria che respiri uccide, la casa dove abiti uccide? -
Provvido gli squilla il cercapersone. Mi saluta:
- A più tardi, e adesso torni a letto -.
Sdraiata nel letto, guardo il soffitto e mi domando perché. Perché proprio a me? Ora mi dispiace di aver aggredito quel medico; so che lui fa quello che può.
C'è una grande ricerca in campo internazionale? Lo so.
Mia figlia Marilù, ha fatto ricerca all'università per anni sulle cellule tumorali. Per lei non c'erano né feste, né sabato né domenica, anche nelle notti d’inverno andava a controllare il suo lavoro, quando i viali dell'università erano immersi nel buio e nel laboratorio non c'era anima viva. Avevo paura per lei, l'inseguivo col cellulare, le dicevo basta, ora vai a casa... quando i suoi lavori venivano pubblicati, il suo nome compariva invariabilmente per ultimo, nell’ultima riga. La borsa di studio, non garantiva nulla, nemmeno la possibilità di ammalarsi, e poteva essere revocata a ogni scadenza. Un’elemosina. Quanti ragazzi come lei, hanno dovuto interrompere la ricerca per cercare un lavoro che desse una speranza nel futuro, vanificando anni di lavoro?
Sono venuti figli e amici a trovarmi: come sei bella! Ti trovo benissimo, brava!
Devo avere una buona cera, come mai? Eppure mi hanno scavato come una cava di travertino fin sotto il braccio destro... forse perché il tubo dell'anestetico seguita a pompare, e non sento dolore. Forse perché finalmente me ne sto qui senza fare nulla, e la signora che corre finalmente si riposa.
Quando se ne vanno, sfoglio a caso il mucchio di giornali che mi hanno lasciato sul comodino: ma guarda! Hanno mandato una sonda su Marte per sapere se l'acqua c'è, o no. Quanti miliardi avranno speso? E per la ricerca sul cancro si fanno le raccolte televisive, non ci sono soldi a sufficienza. Ai malati di cancro non gliene frega niente se su Marte c'è l'acqua o no.
Seguito a sfogliare. Ah, ecco: Le padelle antiaderenti provocano il cancro. Ora che lo sappiamo, siamo a posto.
- Come va?-
Il medico è scivolato di nuovo silenzioso nella stanza.
-Bene. Sto bene -.
- E' più tranquilla, adesso?-
-Oh sì!- gli mostro il giornale spalancandogli gli occhi in faccia: - finalmente hanno scoperto che cosa provoca il cancro! -
-Ah sì? Cosa?-
- Le padelle antiaderenti. Appena torno a casa le butto via e abbiamo risolto -.
Mentre controlla l'ago nella vena, la pressione, le fasce da mummia, le domande me le tengo per me, tanto non saprebbe rispondermi: perché ci si ammala di cancro?
I medici non lo sanno.
Una volta mi venne un abbassamento di voce, l’otorino mi visita:
-Lei prende la pillola anticoncezionale?-
-Sì - ho contato -Gaia, Bea, Luca e Marilù... ho quattro figli-.
- La interrompa. Fa venire il cancro-.
Vado dal dentista:
- Macché fumo, macché pillola, la colpa è di tutta la plastica che c’è in giro-.
La dermatologa: - Sono i detersivi che finiscono nel cibo-.
-Dipende dalla storia familiare-dice l’oncologo. Mia madre ha centodue anni, né lei, né altre delle donne della mia famiglia hanno mai avuto un carcinoma mammario.
L'unica speranza di salvezza rimane la chirurgia: tagliare, mutilare. E la chemioterapia, una bomba che esplode dentro il corpo, e distrugge tutto quello che può: cascano i capelli, la bocca diventa tutta una piaga, gli occhi bruciano e lacrimano, sotto gli alluci si forma un ematoma, e non puoi camminare. I polpastrelli delle mani si riempiono di tagli misteriosi. Nausea e debolezza m'impediscono di fare qualunque cosa: per esempio, mettere a posto l'armadio del corridoio.
In ospedale l’anestetico funzionava alla grande, mi pettinavo, mi truccavo, passeggiavo nel corridoio con una vestaglia che svolazzava al venticello del giardino, nascondendo in una manica il tubicino attaccato al braccio.
- Com’è bella questa signora, com'è brava, come l'ha presa bene, così guarisce più in fretta- dicevano medici e infermiere.
Tornata a casa, il tubicino miracoloso non c'era più. Avevo un braccio gonfio che non potevo muovere, sotto l'ascella s’era formata una sacca grossa come un pompelmo. Per fare la doccia dovevo farmi aiutare, nello specchio la mia faccia era grigia, la voglia di truccarmi m’era passata.
Ma essere compatita, mai!
Al telefono la mia voce era sempre allegra, come stai? Benissimo!
Allora tutti, sollevati, mi raccontavano di sorelle, madri, cugine, che avevano fatto la chemio, avevano perso i capelli, questo sì, ma poi erano guarite, i capelli erano ricresciuti più folti di prima, morbidi, ricci, e tutte erano diventate così belle, ma così belle, ringiovanite …
Un tumore al seno? Meglio di un soggiorno in una spa.
Tra i miei amici ci sono anche dei medici, che subito mi telefonano:
Uno ascolta, poi:
- Coosa? Hai fatto l'ago aspirato? Nooo! Come, non lo sai? L’ago spezza le cellule del carcinoma e le diffonde nel sangue … perché prima non mi hai avvertito?-.
Mi chiama anche Maurizio, l'ematologo. Lui mormora soltanto:
-Fatti forza, Clara -.
Perché mi devo fare forza? Mi hanno operato, farò la chemio, poi è finita. O no?
Per la prima volta sono scoppiata a piangere senza riuscire a fermarmi.
20 giugno
L’oncologo mi visita. Non avevo voglia di spogliarmi, lui l’ha capito:
- Non si preoccupi, dice, io vedo solo donne con una mammella, se ne vedessi una con due, mi sembrerebbe un mostro - .
Poi s’è fatto serio:
- Il suo tumore é il più aggressivo di tutti, perciò... - .
-... dovrò fare la chemio più forte di tutte. Perderò tutti i capelli - .
- Sì -.
- I will surviving- mormoro. - La prego, mi prenoti subito la chemio in ospedale - .
- E’ estate, manca il personale dovrà aspettare almeno fino a settembre... lei deve farla subito. Le consiglio di farla in clinica, privatamente-.
Che fa un malato di cancro che deve curarsi subito?
-Starai immobile per quattro ore, mamma. Vieni, compriamo dei libri - .
E' Gaia. E' lei che mi accompagna a fare la chemio.
Gli altri figli? Marilù è nelle retrovie: assiste Ubicaius, che non gli manchi il pranzo all'una precisa, sennò gli si scombina il metabolismo, il pane fresco e l'insalata tenera, che i ritmi della casa scorrano inalterati.
Che io abbia e un letto accogliente quando torno dalla chemio.
E Luca? E Bea? Mi dico che forse si tappano gli occhi e le orecchie perché sono spaventati. Come Ubi.
Ognuno cerca di sopravvivere come può.
Dopo una scorta di libri, ho pensato anche al mio gatto: lui aveva avvertito subito la presenza dell’alieno, mi si strusciava addosso lamentandosi, come non aveva fatto mai; ero io che non capivo. L’ho risarcito con due scatolette di aragosta che mi ero sempre rifiutata di comprare. Perché è immorale comprare aragosta a un gatto, dicevo. Perché il mio gatto non le mangerebbe.
Se l'è divorate.
25 luglio
I capelli cadono a ciocche. Meglio raderli tutti, anziché aspettare l'agonia dei ciuffi che restano nel pettine. Mia sorella ha la macchinetta dei barbieri, ho chiuso gli occhi e quando li ho aperti e mi sono guardata allo specchio, sono scoppiata a ridere. Sembravo Mussolini alla festa del grano.
Poi sono andata con Gaia a comprare una parrucca, mi dicono che tra i loro clienti ci sono anche ragazze di tredici, quattordici anni, per tumore al seno, o ancora peggio. Tutte fumatrici che prendono la pillola, e friggono plastica e detersivi dentro padelle antiaderenti?
Quando arriva l’estate, mi viene sempre voglia d’un vestito fatto di vento, danzante.
Le commesse sono state gentilissime, ma non posso alzare il braccio per infilarmi le maniche, e il seno che mi manca sembra che sia finito nel pompelmo che ho sotto l’ascella. Per quest'anno, vanno bene i vestiti che ho.
Ubicaius non vuol vedermi senza parrucca, la mia zucca pelata gli fa impressione... " no, no, per favore, rimettiti la parrucca!" ma fa così caldo!
Appena esce, me la levo.
28 luglio
Che volevo fare? Cavarmela in tre giorni senza dire niente a nessuno?
Io credo sempre nei miracoli.
La chemio scende da un'ampolla di liquido scuro sollevata sulla mia testa, prima nella vena del braccio- che alla fine si spezza- poi in quelle delle mani- che si spezzano una ad una finché le mani diventano blu.
Allora per farla passare, m'infileranno un tubicino nel petto.
-Così niente più vene che si spezzano, contenta?- mi dice l'oncologo allegro e sorridente.
Grazie, grazie, come siete buoni! Meno male, ci sarà un tappo da aprire e richiudere!
Di nuovo il gelo della camera operatoria, e le mascherine verdi dei medici che si chinano su di me, e svaniscono nel buio: per infilarmi in petto il tubicino magico.
Ma non c'è un tappo da aprire e richiudere. No. Per collegarsi al tubicino, il medico mi spara una fiocina in mezzo al petto, una volta, due, tre, finché azzecca il punto giusto. Guglielmo Tell con la mela se la cavava meglio.
Lacrime rabbiose mi scendono dagli occhi stringo le labbra, maledizione, non finirà mai?
Ma io non mi arrendo. E non voglio essere compatita.
Quante balle raccontano, su supporto agli ammalati come me. Non ci fossero state Gaia e Marilù, chi mi avrebbe aiutato?
Però con in mano il mio codice 048, mi spetta di non fare la fila da nessuna parte. Ieri in banca c’era tanta gente, vado dal direttore, che era al computer:
-Signora, stia comoda, si sieda, ci penso io-.
Forse stava facendo Dama su Internet, perché oggi ha fatto finta di non vedermi.
Alla posta invece, mi hanno fatto passare avanti a tutti. Le impiegate mi conoscono, avevo già fatto outing anche con loro: sanno che è un privilegio del quale farei volentieri a meno. Ho fatto outing raccontando a tutti come ho scoperto l’alieno per caso; perché la prevenzione possa servire a salvare qualcuno.
Alla mia amica Dona, nel Maryland, ho mandato una mail; sono cinque anni che ci scriviamo, e non ho mai trovato il tempo per andare a conoscerla di persona:
-Dona, l’anno prossimo ti verrò a trovare, perché io guarirò. Yes, I can .-.
- Sì, ce la farai- mi ha risposto.
Non mi devo arrendere Dona, vero? Yes, I can.
1° agosto
Gaia ha deciso che mi porterà al mare, a casa sua:
- Mamma! Papà è partito, non puoi restare a casa da sola! Se non puoi prendere il sole, pazienza, ma almeno sei con noi! -
E' agosto, la parrucca è bollente come un colbacco, me la levo e per uscire mi metto un fazzoletto.
Non so come, mi sorprendo a canterellare l’aria di Micaela: -Io dico/ no non son paurosa/ ma in fondo al cor/ ho gran timore... Vo’/ far la coraggiosa... -
Ho paura, ma me le tengo per me, e non romperò le scatole al prossimo con le mie lamentele. Come stai? Mi chiedono tutti scrutandomi in faccia.
Benissimo, rispondo allegramente.
L'oncologo mi aveva proibito di scendere in spiaggia - niente caldo niente sole niente bagni- ma io c’ero, ero il convitato di pietra sotto l'ombrellone.
-Come sta tua madre?-chiedevano a Gaia: -Benissimo! -
-Ma pensa, dicevano, allora non è vero quello che si dice della chemio … -.
Io ero in casa a combattere la mia battaglia. Pasticche per la nausea, pomate dentro la bocca, gocce negli occhi, e un libro che non riuscivo a leggere. Quando tutti tornavano dalla spiaggia:
-Come stai?-
-Benissimo, perché?-
6 settembre
Sono di nuovo a casa mia, anche Ubi è tornato, l'aria di montagna gli fa bene, è ringiovanito. Ho ripreso, per quanto posso, la mia vita.
Con la parrucca non mi riconosco più; allora quando incontro qualcuno o entro in un negozio, dico subito, sa, ho una parrucca, perché...
La tintora ha spalancato gli occhi:
-Lei che ha sempre corso come una matta tutta la vita... E mo'?-
Gli occhi spalancati come vedesse un ectoplasma. Ehi, un momento! Sono ancora viva. E' la qualità della vita, che non è più la stessa. Tutto è cambiato. Tanti amici mi telefonano per sapere come sto, altri invece sono scomparsi: come Luca e Bea, non vogliono sapere.
Sono io, che non son più la stessa. Mi rendo conto all’improvviso di non possedere nulla, tutto c’è dato in prestito: la salute, la famiglia, gli affetti, la vita; un prestito del quale ci può essere chiesto improvvisamente la restituzione.
E' la percezione del tempo, che non è più la stessa.
-Devo mettere a posto l'armadio del corridoio-... ma quando? Devo farlo adesso; ma sono sempre più debole, man mano che il veleno delle chemio si accumula dentro di me; e poi non mangio, spilluzzico appena gli omogeneizzati dei bambini.
- Come stai, mamma? -
- Benissimo. Ma non ho fame. Vado a letto a leggere-.
Molto bene, dice Gaia, così dimagrisci e dopo sarai bellissima, magra e con tanti capelli ... dai mamma, coraggio! Ancora tre chemio, poi hai finito!
Non me l'aspettavo: oggi Bea mi ha telefonato. Rimorso? Compassione? Ah no!
- Sto benissimo, grazie, ho un solo un problema- le dico con aria salottiera, - sai, con quella parrucca castana sono un mostro - .
- Comprati una parrucca platino, allora, devi tramutare la malattia in un gioco, scherzaci, esci, divertiti! -
E' il suo contributo; ciascuno a suo modo.
Yes, I can. Ora chiamo Simonetta:
- C'è una mostra in Campidoglio, vieni? Andiamo?-
Esco di casa con la parrucca platino, il portiere mi guarda, ha un giramento di testa, si appoggia al muro
In piazza del Campidoglio, Simonetta mi cerca, si guarda intorno:
- Simonetta? Sono io! -
-Non ti riconoscevo con la parrucca... ti sta benissimo... -.
Il suo naso è arrivato fin sopra Marc'Aurelio. Non si dicono le bugie.
10 novembre
Il fruttivendolo in piazza, quello antipatico dove non mi servivo mai... ma cos’ha? Un tubicino sotto il maglione, e uno strano berretto in testa.
-... poi anch’io ho perso tutti i capelli- conclude.
Adesso ci salutiamo sorridendo, ci chiediamo l’un l’altro: come va?
Vorrei campare cent’anni, solo per leggere sul giornale:
- Un giovane ricercatore, pagato quattro soldi, ha scoperto la cura del cancro. Una pasticca la mattina, e tutto passa. Per sempre.
Il nome della pasticca? Aspirina, duchessina ... ho trovato! Colombina, come la colomba che annuncia a Noè la fine del diluvio. Una piccola pasticca bianca a colazione, e il cancro? Kaput!
Il giovane ricercatore dovrà vivere sotto scorta come l’autore di Gomorra. Forse questo giovane c’era già, ma l’hanno murato dentro una cantina con tutti i suoi appunti stretti tra le braccia.
Forse tutte le cantine e tutti i pozzi di Gomorra sono pieni dei resti di giovani ricercatori, che hanno scoperto da un pezzo Colombina.
14 novembre
Sto vivendo una strana metamorfosi: prima, mi piaceva andare con Gaia a fare shopping. Oggi, nelle vetrine dei negozi vedo appese marionette con gli occhi vuoti, coperte di stracci colorati, sui quali abbiamo fatto un transfert: fascino, gioventù bellezza.
La funzione dei panni è di riparare dal freddo. Punto.
Nelle gioiellerie le pietre sono ciottoli umidi d’acqua. Solo sassi.
E i parrucchieri? I capelli un tempo si lavavano in casa, con ingredienti familiari, olio per ammorbidirli, aceto per la lucentezza. Perché perdevo il mio tempo dal parrucchiere, per uscirne press’a poco com’ero entrata? Il mio tempo prezioso. Emerge il concetto dell’essenziale, in attesa di sapere come va a finire. In che modo vivo quest’attesa, non lo dico a nessuno.
Oggi fa freddo, mi metto in testa uno zuccotto di lana; mi concentro sul mio lavoro e sorrido come se fossi felice.
Non posso ancora guidare, per lavorare mi muovo in taxi.
- I capelli?- mi dice un tassista di Trastevere -no, quello nun è un problema. Mi' cognata s'è fatta una parrucca che la gente je chiede:’ndo sei andata a farti i capelli così bene? Dal parrucchiere sotto casa, je risponde. Lei s'è fatta una parrucca con pochi capelli, alla vostra età di capelli ce n'avete pochi, ce l’avevate da giovani, mo’ nun ce l’avete più, allora anche lei se faccia 'na parrucca con pochi capelli, che nun se n'accorge nessuno -.
Quante consolazioni anonime, impreviste, ti possono scaldare il cuore all'improvviso!
Oggi è venuto a trovarmi Luca, con i bambini.
Ciascuno a suo modo.
1 dicembre
- Stia ferma! Non respiri!-
Mi hanno infilato in un apparecchio che sussulta, s’accende, si spenge, avanti e indietro sopra di me: è lui che dirà se per ora ho vinto o perso la mia battaglia.
Canterello a fior di labbra:
-Io dico/ no non son paurosa/ma dentro il cor/ ho gran timore... -
-Che fa signora? -grida una voce dietro un vetro - deve stare ferma!- .
- Nulla, nulla, mi scusi, stavo pregando. Sto zitta-.
6 dicembre
-No, mamma, l’ospedale è lontanissimo, la risposta la ritira Fabrizio, meglio no? Lui lavora lì... -
Gaia, Marilù, non potrete proteggermi all’infinito.
7 dicembre
Nel telefono tuona la voce di Fabrizio: - Non c’è più nulla! -
L’alieno è sparito! Chissà se per sempre; ma per ora, è sparito.
Gaia e Marilù mi passano a turno un dito sulla testa, gridando:
- Ti stanno ricrescendo i capelli!-
Miracolo! Per la buona notizia? Ma sono così felici che dico sì, è vero. Comincio l’ormonoterapia, Lisa dice che è un doping, una sferzata di energia... ma quale doping, se non ce la faccio nemmeno a fare il presepio! L’anno scorso lo scatolone con statuine e capanna finì per sbaglio ella spazzatura, mi restò solo un gregge di trenta pecore e capre. Tutto quello che trovai nei negozi la sera della vigilia, furono una Madonna minuscola e un Bambinello che aveva poppato gli ormoni, con i piedi che uscivano dalla mangiatoia; al posto di San Giuseppe, ci misi un pastore.
Ketchup fece giustizia quello scempio, con un paio di zampate furibonde.
Ricomprare tutto? ..... No, quest'anno non lo posso fare, il presepio.
8 dicembre
Simonetta, lascia ... No!-.
La mascalzona mi ha tirato via lo zuccotto.
-Stai benissimo! Ti stanno ricrescendo i capelli!-
Bugiarda inguaribile, ridammi il mio zuccotto, che in terrazza fa freddo... però sta uscendo un filo di sole tra le nuvole... che meraviglia! I ciclamini che avevo piantato sono tutti fioriti, nell'aria c'è odore di primavera. In casa sono fiorite le stelle di Natale.
I bambini della vicina mi circondando gridando:
- Dov'è il gatto? Tu lo fai, ilo presepio?-
-Ah... be'... certo, sì'... ma sul lampadario. Così Ketchup non ci arriva-.
- Sìì! Allora veniamo a vederlo!-
Coraggio, Simonetta, usciamo, andiamo a comprare quello che manca. Chi ha detto che non posso fare il presepio? Lo farò sul ripiano più alto della libreria, dove il gatto non arriva, con un cielo stellato, la capanna e tutt'intorno un gregge di pecore e capre; e di nuovo dei bimbi che lo guardano a bocca aperta.
Poi verrà il nuovo anno, e non sarà, non sarà bisestile, vero Dona?
Prenderò un aereo e ti verrò a trovare. Yes, I can.
L'armadio del corridoio, lo metto a posto quando torno.
Vincitore del Concorso Letterario Nazionale "Donna sopra le righe", edizione 2014: